Incontro con Lorenza Mazzetti
Lorenza Mazzetti è la regista italiana che ha fondato il movimento del Free Cinema inglese con Lindsay Anderson, Karel Reisz e Tony Richardson. “Together”, il mediometraggio della cineasta presentato al National Film Theatre nel 1956, fu premiato quell'anno al Festival di Cannes come miglior film d’avanguardia. La regista, scrittrice e pittrice realizzò la pellicola grazie all'aiuto di Denis Forman, all'epoca Direttore del British Film Institute. Lo stesso Forman era stato durante la guerra a capo del West Kent Regiment giunto a Casoli dopo il passaggio delle truppe Alleate sul fiume Sangro.
In occasione dell’Esposizione “DIARIO DI UNA BAMBINA SOTTO IL FASCISMO”, mostra di Lorenza Mazzitti inaugurata il 2 settembre 2018 presso la Sala Mattucci del Liceo Artistico “F. A. Grue” di Castelli ampie riflessioni si sono svolte sul tema della guerra, dell'arte e della libertà.
Interventi
Luciano D’Amico
Magnifico Rettore Università degli Studi di Teramo
Antonio Franchi
Presidente provinciale Anpi - Teramo
Lorenza Mazzetti
Carlo Troilo
figlio di Ettore Troilo, Comandante della Brigata Maiella
giornalista e dirigente della Associazione Luca Coscioni
Coordina
Guendalina Di Sabatino
curatrice del progetto, Presidente Centro “H. Arendt”
Nicola Mattoscio
Presidente Fondazione “Brigata Maiella”
Piero Pala
Associazione culturale Complus Events
Dal discorso di Carlo Troilo:
E’ un vero mistero, per me, il fatto di non aver conosciuto prima di oggi Lorenza Mazzetti, di cui ho appena apprezzato il talento di pittrice. E’ un mistero perché certamente abbiamo frequentato per tanti anni gli stessi ambienti “cinematografari”, come si direbbe a Roma: lei come regista, io come appassionato organizzatore di quello che è stato uno dei più famosi cineclub a Roma: il “Centro Cinematografico Aldo Vergano”.
Nel 1961, come regalo di laurea, ebbi dai miei genitori due mesi di vacanza/studio a Londra, e lì vidi i primi, bellissimi film del free cinema. Pochi anni dopo la nascita del cineclub, dedicammo un ciclo di otto film proprio al free cinema (subito prima di un ciclo sulla nouvelle vague). Tutti film bellissimi, anche se conservo una speciale affezione per “Morgan matto da legare”, di uno dei registi, Karel Reisz, che con Lorenza Mazzetti diede vita al “manifesto” del free cinema, precursore – fra l’altro - del grande cinema di Ken Loach. E i fratelli Frazzi - i registi del premiatissimo film “Il cielo cade”, tratto dal libro di Lorenza – sono stati fra i più assidui frequentatori del mio cineclub, ed anche cari amici e compagni.
Ma io penso che quella di oggi, otre che una occasione per ricordare, debba essere un momento di riflessione sull’oggi e sul domani. Purtroppo il nostro Paese, in cui gli ebrei convivevano pacificamente con gli italiani, ha già vissuto gli anni spaventosi delle legge razziali, volute dal Duce per compiacere il potente alleato tedesco e firmato da quel “Re fellone”, che con buona parte dei suoi ministri partì proprio dall’Abruzzo per fuggire a Brindisi. Ricordo solo due dati: nella razzia del Ghetto di Roma furono prelevati 1.300 ebrei, di cui solo 16 tornarono dai campi di sterminio. E la Gestapo poté trovare molti ebrei che non abitavano al Ghetto ma in altre zone di Roma grazie alle informazioni di altri italiani, che per servilismo divennero spie e boia. L’altro dato impressionante riguarda i professori universitari. Quando il fascismo, a seguito delle leggi razziali, cacciò dalle loro cattedre 895 professori universitari ebrei ed offrì i loro posti ad altrettanti professori italiani, solo uno – Massimo Bontempelli – rifiutò. Tutti gli altri accettarono.
Ora, io penso che stiamo vivendo un periodo di grandi rischi per la nostra economia e quindi per le nostre condizioni di vita, ma anche e soprattutto per la nostra democrazia. Mesi fa il ministro degli Interni ha dichiarato: “Anche nel nostro Paese dobbiamo fare pulizia, strada per strada, piazza per piazza, anche con la violenza se necessario”. Il giorno dopo uno squilibrato, a Macerata, ha sparato su un gruppo di extracomunitari ferendone alcuni. E nessun giudice ha ritenuto di procedere d’ufficio contro il ministro per il reato di istigazione a delinquere.
Sono sempre più numerosi gli episodi di violenza contro gli immigrati e le prese di posizione apertamente razziste. Incredibili le dichiarazioni di Salvini sui “prigionieri” della nave Diciotti. Dopo lo sbarco dei bambini, Salvini sapeva benissimo che a bordo erano rimasti uomini che in Libia erano stati torturati e donne che erano state violentate. Eppure non ha esitato, continuando ad opporsi al loro sbarco, a suggerire per “quei giovani palestrati” la sua soluzione: “Si attaccano”. Mai, nei miei 60 anni di militanza socialista e radicale, avevo sentito da un ministro importante una affermazione così oscena.
I due libri sulla Schoah cui sono più legato sono “Se questo è un uomo” di Primo Levi e “La banalità del male” di Hannah Arendt. E penso che una associazione come la vostra, che porta il nome della grande filosofa tedesca, debba portare avanti senza sosta l’azione di contrasto a questo risorgente razzismo. In questi giorni si è svolto al mio paese, Torricella Peligna, il “Festival John Fante”, nato per ricordare che il padre del grande scrittore era nato e cresciuto a Torricella, prima di emigrare negli USA. Tema di questa edizione del Festival, l’immigrazione. Ospite d’onore, Pietro Bartolo, il medico di Lampedusa che da decenni soccorre gli immigrati che giungono sull'isola, con il suo libro “Lacrime di sale”, che descrive con profonda partecipazione le tragedie dei tanti immigrati morti nei modi più atroci nei gommoni o nelle fatiscenti imbarcazioni. Incredibili il successo di Bartolo e la commossa partecipazione del pubblico.
Tutti insieme, dobbiamo creare mille altre occasioni per far conoscere agli italiani la vergogna del razzismo dei nostri governanti.
In questi giorni ho letto anche il libro di Lorenza Mazzetti” “Il cielo cade”, che definirei “una bella favola triste”. Due cose mi hanno colpito in modo particolare. La prima è il trauma subito nel vedere i tedeschi ospiti a lungo nella villa dello zio e sempre affettuosissimi con Lorenza e le altre bambine trasformarsi in belve feroci. Una vicenda che mi ricorda il soldato tedesco che passò settimane, abitando nella nostra casa di Torricella, a giocare con me ed i miei fratelli ed a mostrarci le foto dei suoi bambini. E che poi – venuto l’ordine di far saltare le case per fare terra bruciata dinanzi agli Alleati – ci cacciò brutalmente in mezzo alla strada sepolta dalla neve, dandoci pochi minuti per sparire. La seconda è la sensazione che Lorenza e gli altri bambini hanno guardando le foto e i filmati di Mussolini: “Il Duce è buono”, dicono con convinzione. E invece, come ho già ricordato, i venti anni di Mussolini sono lastricati di delitti e di sangue.
E vengo ai miei ricordi dell’inverno del 1943 a Casoli, dove con la mia famiglia passammo sei mesi da “sfollati”. Accenno soltanto a quello che era diventata Casoli: un paese che non raggiungeva i 5.000 abitanti su cui improvvisamente piombarono molte migliaia di sfollati e soldati di ogni parte del mondo: inglesi, polacchi, australiani, neozelandesi, indiani (ricordo i bellissimi ufficiali SIK e i loro turbanti col diamante). E gli scozzesi con i loro gonnellini che attraversavano il Corso suonando le loro cornamuse.
Io avevo cinque anni e mezzo e purtroppo non ho avuto modo di conoscere (o forse non lo ricordo) Denis Forman. Invece ricordo benissimo Wigram – bello, elegante e cordiale - e il dolore che tutti, anche noi bambini, provammo quando giunse la notizia della sua morte. Nelle prime settimane, prima che ci fosse assegnato un piccolo e gelido appartamento, abbiamo convissuto nella stessa grande casa in cui abitavano Wigram ed altri militari inglesi. Ricordo la gioia indicibile quando ci regalavano una fetta del loro bianchissimo pane a cassetta ed anche alcune incursioni di noi bambini nelle stanze di Wigram e dei suoi colleghi, per rubare qualche caramella o un pezzetto di cioccolata.
Per questo è stato un momento di grande emozione, pochi anni or sono, il raduno di tutta la numerosissima famiglia di Wigram a Pizzoferrato, dove Lionel trovò la morte. Chi dice che gli inglesi sono freddi, non ha conosciuto la famiglia Wigram ! E mi commuove sempre pensare che questo alto ufficiale inglese – baronetto e principe del foro di Londra – è sepolto nella nostra terra per volontà della moglie, che ha poi voluto riunirsi col marito nel bellissimo cimitero di Ortona.
Incontrando a Pizzoferrato i familiari di Wigram, mio fratello Nicola – che nel 1943 aveva 14 anni e fu la mascotte della Brigata Maiella prima di divenirne lo storico – disse: “Oggi io sono l’unico, fra i presenti, che non solo ha conosciuto Wigram, ma ha anche collaborato con lui”. Ora che Nicola ci ha lasciato, penso di essere io l’unico – fra i presenti di oggi - che ha avuto la fortuna di conoscerlo e frequentarlo. E sono davvero contento per le due dichiarazioni - di alto valore storico - del Presidente Mattarella, nel suo discorso a Casoli il 25 aprile scorso: 1) “La Resistenza italiana” è nata in Abruzzo”; 2) La Brigata Maiella è la prima formazione partigiana che ha davvero conquistato la fiducia degli Alleati”.
Viva la Brigata Maiella, viva i fratelli inglesi che hanno combattuto e sono morti per la nostra libertà. Viva Lorenza e la sua insaziabile voglia di vivere e di creare.