Enrico Mattei deve morire. Il sogno senza risveglio di un Paese libero
Presentazione del volume di Alberto Marino.
Oggi, come nell'Italia del dopoguerra, sono ancora in atto guerre dirette al controllo e la replezione sulla fonte energetica che per eccellenza muove il mondo occidentale, ovvero il petrolio. Chi ha in mano l'energia detiene il controllo di una delle leve fondamentali per la crescita di un Paese e questo avviene fin da quando il petrolio ha vinto economicamente sul carbone e persino sull'energia atomica, che sembrava potesse prevalere negli ultimi anni.
Antonio D'Orazio, nella Prefazione al volume, individua il '56 come l'anno di spartiacque in cui si stabilì l'influenza vincente del petrolio sul carbone. Quell'anno, oltre ad essere segnato dalla catastrofe mineraria di Marcinelle e quindi dal simbolico e definitivo declino della fonte-carbonifera, vide anche lo sbarco a Suez delle truppe angolo-francesi, che diedero l'avvio alla prima guerra formale per l'influenza e per il possesso del petrolio.
L'opera di Enrico Mattei va inserita in un simile contesto. Mattei comprese che l'autonomia energetica dell'Italia rimaneva un elemento per affermarne l'autonomia e l'indipendenza. Egli voleva valorizzare le grandi capacità dell'industria pubblica e la ricerca di nuove fonti energetiche che potessero creare benessere e lavoro per tutti, instaurando una nuova internazionalizzazione dei rapporti tra i Paesi poveri - ma produttori di petrolio - ed il rapace Occidente. Tuttavia, la sua visione politica terzomondista, anti-colonialista e neutralista, era troppo idealista e non trovò spazio in un periodo dominato dalle tendenze opposte. Si svolse insomma in un periodo sbagliato.