Il prelievo della manodopera dalle aree occupate del meridione: il caso Abruzzo
Si svolgerà a Pescara il 23 ed il 24 ottobre prossimi, nella sala convegni della Fondazione Pescarabruzzo (Corso Umberto I, 83) il seminario di studi storici: “Il prelievo della manodopera dalle aree occupate del Meridione: il caso Abruzzo”
L’incontro è stato organizzato su iniziativa della FMF - Fondazione Memoria per il Futuro, d’intesa con l’ANRP – Associazione Nazionale Reduci dalla Prigionia, dall’Internamento, dalla Guerra di Liberazione e loro familiari e con la Fondazione Brigata Maiella e la Fondazione Pescarabruzzo.
Accanto alle stragi, alla deportazione ebraica e politica, all’internamento militare, il prelievo di manodopera da utilizzare sia nelle opere di fortificazione lungo la penisola, sia nella produzione di guerra nelle fabbriche tedesche, costituì una delle finalità della politica di occupazione nazista. Per il Terzo Reich l'impiego di manodopera straniera fu uno strumento fondamentale per sostenere l'economia bellica. Decine di migliaia di lavoratori italiani, uomini e donne, subirono il reclutamento forzato nei venti mesi di occupazione tedesca del nostro Paese (settembre 1943-aprile 1945) e affiancarono quei lavoratori italiani che erano già stati inviati in Germania fin dal 1939, quando l'Italia monarchico-fascista era alleata di Hitler.
L’iniziativa nasce con l’obiettivo di avviare una nuova stagione di studi sul tema, a partire dal volume Tante Braccia per il Reich! (Mursia, 2019), a cui hanno dato il loro contributo molti tra i relatori che interverranno al Seminario pescarese.
Nel periodo che va dalla crisi del settembre 1943 alla Liberazione infatti, decine di migliaia di italiani (nella stragrande maggioranza maschi, ma non mancarono anche alcune migliaia di donne) vennero trasferiti coattivamente nei territori del Terzo Reich. Di costoro solo un piccolo nucleo (alcune migliaia) aveva accettato le proposte di assunzione nel Reich propagandate dagli uffici aperti nell’Italia occupata dal Plenipotenziario per l’impiego della manodopera Fritz Sauckel. I loro destini si incrociarono con quelli di altre decina di migliaia di connazionali, giunti in Germania negli anni dal 1938 in poi, sulla base di intese intergovernative tra Roma e Berlino. Il 27 luglio 1943 Himmler bloccò i rimpatri di coloro che erano ancora al lavoro in Germania. Lo status degli operai e dei braccianti italiani precipitò a quello di “lavoratori coatti”.
Dopo il saluto di Nicola Mattoscio, Presidente della Fondazione Brigata Maiella e di Enzo Orlanducci, Presidente della Fondazione Memoria per il Futuro, interverranno ai lavori, moderati dagli storici Luciano Zani e Brunello Mantelli, studiosi di tutta Italia, tra loro, Enzo Fimiani e Nicola Palombaro, discuteranno in particolare del caso degli abruzzesi che vissero questa drammatica esperienza soprattutto nei territori tristemente ricadenti in prossimità della Linea Gustav. Concluderà lo storico Lutz Klinkhammer.